Si può salvare l’Erasmus ai tempi della pandemia?
- Pubblicato da Antonella Di Leo
- Categoria Curiosità
- Data 22 Aprile 2021
Come può sopravvivere l'Erasmus, il simbolo del sogno europeo, fondato sull'assenza di frontiere e la contaminazione tra lingue e culture nel mezzo di una pandemia globale che vieta di allontanarsi persino dal proprio comune di residenza?
Il programma Erasmus è stato messo a dura prova. A causa dell’emergenza sanitaria nel 2020 gli scambi studenteschi hanno subito una frenata, infatti solo il 40% dei vincitori è partito lo stesso.
Inoltre, secondo i dati raccolti dalla Commissione Europea, dei 165mila studenti che si trovavano già in scambio nei primi mesi della crisi sanitaria, circa sei su dieci hanno deciso di tornare il prima possibile in patria.
Decisione più che giustificata, dettata oltre che dalle misure di sicurezza anche dallo lo stop agli spostamenti e la maggior parte dei corsi universitari erogati a distanza.
Eppure la voglia di trascorrere un periodo di lavoro all'estero, che sia per restare o anche solo per arricchire il curriculum, non è svanita. Infatti nel 2021, nonostante il Coronavirus non sia ancora scomparso, sono aumentate le richieste per Erasmus+.
Sicuramente avrete già sentito parlare dell’Erasmus (dal 2014 diventato Erasmus Plus) il programma di scambi dell’Unione Europea per l’Istruzione, la Formazione, la Gioventù e lo Sport.
Il programma europeo dal 1987 a oggi ha fatto viaggiare oltre 10 milioni di studenti e cittadini UE.
L’Erasmus e l’Italia
L’Italia negli ultimi sette anni, ha visto partire con il programma Erasmus+ 223mila universitari ed entrare 155mila giovani stranieri, così da collocarci al terzo posto in Europa sia per ingressi sia per uscite.
Anche nel nostro paese nel 2021 si è registrato un aumento delle candidature: 425 per la mobilità individuale ai fini di apprendimento (con un aumento del 5% sul 2019) e 247 per l’azione partenariati strategici (con un più 28%).
Dati che confermano che, anche agli italiani non è passata la voglia di fare un'esperienza di studio e lavoro all’estero.
Si può fare l’Erasmus in pandemia?
Ebbene sì, infatti all’orizzonte c’è un aumento di risorse, il budget sarà raddoppiato, passando da 14,7 miliardi dell’edizione precedente a 26 miliardi.
La prima scadenza utile per le domande di finanziamento da parte di università e scuole superiori è stata fissata dall’UE al prossimo 11 maggio.
Quali sono le mete più gettonate? Secondo le ultime classifiche, le migliori destinazioni estere con Erasmus sono:
1. Barcellona, Spagna
2. Lisbona, Portogallo
3. Berlino, Germania
4. Toledo, Spagna
5. Coimbra, Portogallo
6. Amsterdam, Paesi Bassi
7. Belgrado, Serbia
8. Praga, Repubblica Ceca
9. Madrid, Spagna
10. Porto, Portogallo
(Fonte: www.scambieuropei.info)
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Sì, ma come?
In termini pratici, come evolverà questo programma di scambi?
Il termine chiave è blended mobility, ovvero una “mobilità mista”, sia in presenza che virtuale, per proseguire con i programmi di studio all'estero anche durante la pandemia.
Questa modalità, nata nel 2020 per fronteggiare l’emergenza Covid e gli stop ai viaggi internazionali, si è conquistata la conferma sul campo e il riconoscimento formale per i prossimi sette anni, fino a diventarne uno degli elementi caratterizzanti.
Come abbiamo detto quindi aumento del budget, inclusione sociale, sostenibilità e digitale: sono queste le principali novità della nuova programmazione Erasmus per il 2021-2027.
Per quanto riguarda la maggiore inclusione sociale, verrà ridotta da 3 a 2 mesi la durata minima della mobilità, con la conseguente diminuzione dei costi delle trasferte, questo consentirà l’accesso a redditi più bassi.
In una veste più “Green” e sostenibile, oltre a integrare la borsa di studio dei viaggiatori che partiranno in treno anziché in aereo, Erasmus+ promuove DiscoverEU: un biglietto ferroviario con cui i 18enni di oggi possono viaggiare in tutta Europa (come quelli di ieri facevano con l’Interrail).
Il 70% del budget finanzierà progetti di mobilità per l’apprendimento dentro e fuori Europa mentre il 30% sarà destinato ai progetti di cooperazione transnazionale. La suddivisione del budget lungo l’intero settennio prevede incrementi graduali di anno in anno.
La blended mobility non significa solo abbinare lezioni o tirocini in presenza e a distanza, ma anche scegliere uno dei blended intensive programme di 3 mesi, con studenti e docenti di almeno tre Paesi diversi, con cui arricchire il curriculum.
Come sottolinea il direttore generale dell’Agenzia Erasmus+ Indire, Flaminio Galli: «Le risorse investite dall’Europa consentono ogni anno a migliaia di cittadini di fare esperienza all’estero, in modo da imparare le lingue e arricchire le proprie competenze. Non è un caso che i partecipanti al programma poi siano facilitati nel mercato del lavoro, riuscendo a collocarsi prima e meglio degli altri. Con il programma Erasmus+ si formano generazioni di cittadini europei preparati e pronti alle sfide della società globalizzata».
Ci auguriamo che, anche grazie alla campagna vaccinale, presto tutti potremo riprendere a viaggiare e scoprire nuove culture.
Nel frattempo, siamo contenti che il Programma di Erasmus+ continui a promuovere gli scambi e l’arricchimento personale dei giovani, nonostante le circostanze.
Perché, come commenta il presidente dell’Inapp Sebastiano Fadda «Nonostante tutto, chi ha vissuto un’esperienza di studio o tirocinio all’estero sa quanto questa sia fondamentale e possa cambiarti la vita».