Didattica a distanza: la soluzione oggi, una risorsa domani
- Pubblicato da Emanuela Cattaneo
- Categoria CODE News
- Data 5 Novembre 2020
Qui in Scuole CODE abbiamo di recente letto una interessantissima riflessione, dalle pagine del Corriere della Sera, del filosofo e docente universitario Gino Roncaglia che si esprime su scuola e Didattica a Distanza: “La scuola del Covid è un incubo e la DaD non è un nemico.”
Noi che, da anni e ogni giorno, vediamo come la Didattica a Distanza sia una grande opportunità per tanti di superare ostacoli logistici e personali e raggiungere grandi risultati di studio, non possiamo che essere d’accordo. La DaD è un grande alleato.
E di alleati abbiamo un grande bisogno. Purtroppo il virus non ci lascia tregua, non è clinicamente morto come qualche voce aveva ottimisticamente affermato in estate. Ora si è più preparati e anche il tabù della chiusura delle scuole in questi giorni è crollato. Ma restano ancora idee diverse e polemiche furibonde su come gestire la situazione: una guerra ideologica ancor prima che di sostanza.
Ebbene, Roncaglia parla in modo molto razionale ed esprime fiducia nella Didattica a Distanza, anzi la caldeggia: perché funziona e anche perché la scuola in presenza totale, semplicemente, non è possibile. “Serve la capacità di modulare presenza e distanza con soluzioni che possono essere diverse per gradi scolastici e per situazioni diverse.”
Certo, l’importanza della presenza e della relazione, ove possibile, non è messa in discussione. Ma, prosegue Roncaglia, “la scuola non è un mondo a parte, un’isola autoreferenziale separata dal contesto sociale in cui opera. L’attenzione verso gli altri e in particolare verso i più deboli, la cultura della responsabilità, l’attenzione alle indicazioni che vengono dal mondo della scienza, sono parte essenziale del suo lavoro formativo. Nella situazione drammatica che stiamo attraversando, la scuola ha l’obbligo di chiedersi se davvero la presenza sempre, comunque e a qualunque costo sia la strategia migliore, sia per limitare la diffusione della pandemia, sia per rispondere alla sua missione educativa.”
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In pochi ma solidi punti Roncaglia riassume il proprio pensiero:
- “La scuola del distanziamento, gli studenti fermi dietro i banchi, il docente fermo dietro la cattedra, niente movimento, niente attività di gruppo, ricreazione al banco, tutti con la mascherina, non è interazione e socialità ma una situazione (setting didattico) da incubo, che porta spesso a una didattica sbagliata, solo frontale e trasmissiva.”
- “Con l’arrivo del freddo, con l’aumento dei positivi e degli studenti in quarantena, con la necessità (sacrosanta) di fermarsi prudenzialmente anche per un po’ di tosse, con il divieto (cervellotico) ai docenti in quarantena di fare didattica online (ovviamente se non hanno sintomi e sono in condizione di farla), quella della presenza sta diventando la scuola dell’assenza: in molte classi le assenze di questi giorni superano il 20-30% e tendono ovunque ad aumentare; altre classi devono saltare una quota significativa di lezioni perché sono assenti i docenti. In questa situazione, la scuola della presenza a tutti i costi rischia di essere molto meno inclusiva di una modulazione realistica di presenza e distanza in funzione della situazione.”
- “È vero che si è lavorato moltissimo per rendere le scuole il più sicure possibile, ed è stato utile e giusto farlo (certo se durante l’estate si fosse lavorato di più anche sul fronte delle infrastrutture di rete, delle competenze e dell’inclusione digitale non sarebbe stato male). Ma i dati sui contagi a scuola non sono comunque rassicuranti. Rendiamoci conto che una bambina o un bambino che si trasformano in veicolo inconsapevole di contagio dei genitori o dei nonni rischiano sensi di colpa che possono poi accompagnarli per la vita.”
Infine, il filosofo aggiunge ulteriore profondità a una considerazione che per noi di Scuole CODE, dopo il conseguimento del diploma online da parte di migliaia di studenti, riteniamo una realtà concreta: “La didattica online non è il nemico da sconfiggere (il nemico da sconfiggere è il coronavirus) ma uno dei migliori alleati della scuola al tempo della pandemia. Uno strumento che servirà anche una volta superata la crisi attuale: non più in forma emergenziale e sostitutiva della presenza, ma in forma integrativa e metodologicamente consapevole.”
Con buona pace di ogni integralismo e tutta la speranza che strumenti avanzati come la DaD ci possono – e devono – autorizzare a coltivare.