CODE Lab a Roma
Scuola sperimentale che valorizza ogni singolo studente.
Il CODE Lab è una scuola fisica, colorata e accogliente. È un ambiente da vivere più che un contenitore di persone e attività. È un aggregato di relazioni, non un crocevia di incontri formali.
Dentro il CODE Lab si trovano docenti e studenti e lo scopo è imparare, come in tutte le scuole.
Ma i docenti hanno la possibilità di insegnare in modo creativo, gli studenti amano andare a scuola e si impara perché lo si desidera. Come è possibile?
Parlo con Annamaria, direttrice del nuovo centro romano di Scuole CODE, il CODE Lab. Si tratta di una sede diversa, per ora unica, in cui la scuola è fisica e ha il preciso scopo di essere un laboratorio (per l’appunto…) per la didattica in termini di sperimentazione e osservazione, sia dei processi sia dei risultati. Gli insegnanti lavorano in squadra, si confrontano con frequenza, si scambiano esperienze, si allineano, innovano. Quello che conta è che i ragazzi apprendano ma anche che ciò avvenga senza che per loro equivalga a “subire”.
Vediamo come si lavora in CODE Lab.
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Relazione
Se la relazione con gli allievi non è buona e costruttiva, il docente ha solo la possibilità di raccontare contenuti. Se non si conoscono i ragazzi, questo racconto sarà uguale per tutti, ma da ciascuno recepito in modo diverso. Se invece si ha la possibilità di offrire ascolto e attenzione a ciascuno studente, si ottiene apertura, occasioni di comprensione, fiducia…e tutto cambia. La relazione diventa orizzontale e gli insegnanti sono anche tutor, persone che “seguono” a tutto tondo, non solo per un passaggio di informazioni.
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Interessi e attitudini personali = strumenti di apprendimento
Si sperimentano nuovi metodi didattici, sia per quanto riguarda l’apprendimento sia per le attività ricreative, che non è affatto ovvio debbano essere in antitesi.
I programmi ministeriali vengono assolutamente rispettati, questo è imprescindibile. “I nostri studenti devono essere preparati almeno quanto quelli delle scuole tradizionali. Ma se il contenuto dei programmi è e rimane l’obiettivo, sul metodo possiamo ispirarci a qualcosa di alternativo, in primis cercando di arrivarci lavorando con le attitudini e gli interessi degli studenti.”
“Niente lezioni frontali, costruiamo le lezioni insieme a loro. Incoraggiamo i ragazzi a proporre attività, scolastiche o extra, che possano essere il volano per avvicinarsi agli argomenti in programma, in modo che il percorso della conoscenza non sia un dovere ma un desiderio. Per esempio poco tempo fa, nel fine settimana, siamo andati insieme alla mostra di Monet su proposta di una nostra studentessa appassionata di arte e grafica. È così che ogni studente arricchisce se stesso ma anche i compagni.” -
Responsabilizzazione
“Liberi e responsabili” è un mantra. “Lavoriamo perché i ragazzi si svicolino dalla dipendenza dall’insegnante, diamo loro un ruolo decisionale perché siano indipendenti. Non diamo voti. Non perché non riteniamo la valutazione del rendimento necessaria, ma perché chiediamo proprio agli allievi di autosservarsi, di valutare se stessi e gli altri, la qualità e l’interesse dei lavori fatti da ognuno, di proporre e controproporre. Questo non significa che siano lasciati in balia delle idee del momento. L’insegnante è sempre presente ma senza imposizioni, “semplicemente” guidando, arginando, concordando con loro gli obiettivi e il percorso per arrivarci. Fissiamo un percorso in termini di conoscenze, competenze e anche di crescita personale. In questo senso siamo simili a un coach sportivo.” Non si registra assenteismo, tutti studiano e fanno i compiti, perché tutto è deciso insieme.
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Classi miste
“Per classi miste intendiamo dire che avviciniamo studenti di età diverse.” Naturalmente ognuno ha il proprio programma ma questa è un’altra condizione che favorisce la responsabilizzazione dei ragazzi…i più piccoli sono spinti a migliorare per raggiungere i più grandi, che a loro volta diventano quasi dei tutor nei confronti dei più giovani. È una dialettica molto produttiva sia in termini didattici sia relazionali.
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Comprensione e accettazione di sè
La fase iniziale (che in realtà rimane continuativa) di orientamento è cruciale: aiuta a identificare gli argomenti più interessanti per ciascun ragazzo e le attitudini che possiede. “Cerchiamo di valorizzare le specificità personali, di far capire ai ragazzi che possiedono i loro specifici talenti e che attraverso di essi possono raggiungere obiettivi, realizzare sogni. A volte abbiamo studenti che vengono, per ragioni diverse, da un percorso scolastico non facile e spesso l’autostima degli adolescenti ne risulta indebolita. Per questo li invitiamo a un esercizio utilissimo, cioè a “riscrivere” la propria storia, come avrebbero voluto che fosse, affinché possano ricostruire un’immagine di sé reinterpretando nell’ottica corretta i fallimenti precedenti. La loro mente riesce così a connettere la scuola con la possibilità di un’esperienza migliore.”
Bisogna sapere che non eccellere in una materia non significa essere studenti incapaci. È importante, per tutti e in ogni fase della vita, accettare che non siamo portati per ogni ambito del sapere né che tutto ci deve necessariamente affascinare. Il che, è ovvio, non è una resa, non significa che non ci si debba impegnare per fare il proprio meglio perché tutto ciò che la scuola richiede serve per raggiungere un obiettivo di vita, per arrivare al lavoro che si sogna.
Ma sapere che il proprio rendimento non deve sempre essere il massimo, elimina frustrazione, ansia e insicurezza e paradossalmente favorisce migliori risultati. -
Il valore dei sogni
“Sempre come parte dell’orientamento, abbiamo un quaderno dei sogni. Ognuno scrive quello che vuole raggiungere…alcuni lo sanno subito, alcuni lo scoprono pian piano, parlandone insieme e sperimentando attività diverse, permettendo a se stesso (e alla propria autostima) di mirare a qualcosa.”
È importante focalizzare che la scuola non è un obiettivo ma uno strumento. Per cosa? Per realizzare se stessi, i propri sogni. “Sognare è un altro aspetto che riteniamo di grande valore. Per una persona così giovane sognare è uno sprone fondamentale e vogliamo che lo studio venga percepito come una possibilità per arrivarci non come ciò che è obbligatorio fare quando invece si vorrebbe tutt’altro. I due mondi non solo non sono incompatibili, ma anzi, sono facilmente e auspicabilmente, integrabili.” -
Tempi
“Con classi piccole (da max 10 ragazzi) riusciamo a procedere molto più velocemente della scuola tradizionale (che deve mediare il passo di 25/30 studenti) ma anche a dedicare molta attenzione a ciascuno.
Questo ci permette un minor carico sullo studente, ma contemporaneamente un loro maggiore coinvolgimento.
Per esempio lo vediamo bene in un esercizio mensile che si chiama “L’Exposè”: ogni studente si prepara su uno dei suoi interessi in attinenza con gli argomenti in programma e dopo aver così esposto una vera lezione, abbiamo l’agio di aprire tutti insieme un dibattito di approfondimento sempre fertile che si trasforma in un prezioso strumento di apprendimento e crescita.
L’ottimizzazione dei tempi ci consente anche una certa flessibilità. Per esempio, se siamo di fronte a un problema di concentrazione, la flessibilità consiste nel prevedere non una immersione totale nella materia per un’ora ma due ore di alternanza studio e pause ma anche laboratori in cui lo studente lavora in autonomia, così possiamo sfruttare i tempi personali e farli fruttare.”
Ci piace pensare, e ne siamo convinti oltre che orgogliosi, che CODE Lab, ancor prima che una scuola sia una comunità, uno spazio di relazione e condivisione. Continueremo a sperimentare e costruire in questa direzione, perché rende più “felici” gli studenti ma anche noi.