Chi ha inventato l’esame di maturità?
- Pubblicato da Antonella Di Leo
- Categoria CODE News
- Data 21 Marzo 2019
L'esame di maturità del 2019 si avvicina a grandi passi, le esercitazioni e i ripassi si intensificano; soprattutto se siete maturandi vi sarà capitato spesso di chiedervi chi sia da “ringraziare” per aver inventato la maturità, che quest’anno compirà ben 96 anni. Ricostruiamo in breve la sua storia.
L’esame di maturità nasce in epoca fascista, nello specifico nel 1923, ed è introdotto dal Ministro dell’Istruzione del Governo Mussolini, Giovanni Gentile.
La riforma Gentile introduceva un esame di stato da sostenere al termine del liceo per poter essere ammessi all’università, che consisteva in quattro prove scritte e una orale su tutto il programma affrontato nel percorso di studio. A differenza di oggi, le commissioni erano completamente esterne, formate da docenti universitari, e gli esami non si tenevano nella scuola dove si studiava, ma in una sede esterna.
Per il liceo classico e il liceo scientifico erano previste due prove scritte in comune, italiano e latino; poi per il classico una traduzione di greco e un'altra prova di latino, per lo scientifico matematica e una lingua straniera. Il punteggio finale non era unico ma sulle singole materie.
Come si può intuire, si trattava di un esame molto più complesso rispetto a oggi: basti pensare che nell’anno scolastico 1924-1925 i promossi furono soltanto il 59,5% al classico e il 54,9% allo scientifico, numeri ben lontani da quelli attuali, dove la quota dei promossi è quasi del 100%.
Dopo Gentile, l’esame di maturità evolve e cambia spesso volto, ogni governo sembra voler lasciare la sua impronta in ambito scolastico.
Già nel 1937, ancora durante il regime fascista, l’esame viene semplificato da Cesare Maria De Vecchi che riduce il programma d’esame a quello dell’ultimo anno.
Qualche anno dopo, nel 1940, siamo durante la seconda guerra mondiale, proprio per questo dovettero essere apportate molte semplificazioni nelle procedure dell'esame di maturità: il ministro Giuseppe Bottai introduce delle importanti modifiche per quanto riguarda la commissione, che è composta dai docenti dei candidati e solo il presidente (un professore universitario) e vicepresidente (un preside) sono di nomina ministeriale. Successivamente, il propagarsi del conflitto anche nel territorio italiano, che a partire dal 1943 rese estremamente problematico lo spostamento di studenti e insegnanti e la convocazione stessa delle commissioni esterne, portò a disporre la sostituzione dell'esame con uno scrutinio finale
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Con Guido Gonnella nel 1947 si ritorna quasi completamente alla forma ante-guerra, ma vengono introdotti i commissari interni accanto a quelli esterni e la limitazione dei programmi agli ultimi due anni. Si deve a Fiorentino Sullo nel 1969 una versione degli esami più facilitata: solo due prove scritte, due materie per l’orale (di cui una a scelta del candidato), aboliti gli esami di riparazione mentre è introdotto il giudizio di ammissione del consiglio di classe. Un novità importante è che il punteggio finale è complessivo ed è in sessantesimi.
Con la liberalizzazione degli accessi agli studi universitari l’esame viene esteso a tutti i corsi di studio dei cicli quadriennali e quinquennali di istruzione secondaria superiore, non più solo ai licei.
Gli esami come li conosciamo oggi hanno origine nel 1997 con il ministro Luigi Berlinguer. Cambia infatti tutto, a partire dal nome: gli esami di maturità diventano “esame di Stato”. Sono introdotti i crediti scolastici e i crediti formativi, le prove scritte diventano tre, la valutazione finale è attribuita in centesimi (60/100 è la sufficienza). La commissione è mista: 50% membri interni 50% esterni.
Gli anni duemila non sono meno ricchi di novità in ambito scolastico. Si succedono tre riforme che modificano la commissione e il punteggio: quella del 2001 di Letizia Moratti, del 2006 con Giuseppe Fioroni e del 2008 con Mariastella Gelmini, che decreta inoltre che l’ammissione all’esame avviene solo con la sufficienza in tutte le materie, non basta più avere la media complessiva di 6/10. Inoltre per i privatisti è previsto un esame di ammissione per l’esame di Stato.
Tutt'ora l'esame è in continuo mutamento, come ben saprete molte cose cambieranno a partire dall'esame di maturità 2019: l'abolizione della terza prova, l'alternanza scuola-lavoro, le novità per quanto riguarda l’esame orale, e via dicendo. Nonostante le varie riforme e le continue modifiche, che si parli di maturità o Esame di Stato, una cosa di certo rimane invariata: si tratta di un rito di passaggio per tutti gli studenti, di transizione dall'adolescenza all'età adulta, un'esperienza segnante che anche a diversi anni di distanza, tutti ricordiamo vivamente, chi con nostalgia chi con sollievo.
E tu, hai già sostenuto l'esame di maturità? Raccontaci com'è andata.