Bullismo: cos’è e come difendersi – Parte 1
Bullismo: combattere o mettersi al riparo?
Proprio in questi giorni (20 ottobre-13 novembre) Amnesty International sta proponendo la campagna di raccolta fondi “No al bullismo“, allo scopo di avviare un programma di sensibilizzazione ed educazione ai diritti umani all’interno delle scuole italiane.
Anche noi di ScuoleCODE siamo sensibili al tema poiché cresce il numero dei nostri studenti che scelgono la scuola on line per sottrarsi ad ambienti scolastici insanabilmente ostili.
Il bullismo è un fenomeno certamente molto grave ma che, soprattutto negli ultimi decenni, complice anche la nuova risorsa dei social, sta assumendo dimensioni dolorose e preoccupanti. Un problema per tanti studenti esposti per diversi motivi a scherzi pesanti e prese in giro offensive che assumono i tratti di vere e proprie persecuzioni. E’ un dovere sociale, delle famiglie e delle scuole arginare questi comportamenti aggressivi ma non è sempre facile o possibile. In questi casi, l’unica soluzione è l’home schooling.
SCHERZI O BULLISMO?
Innanzitutto, qual è il confine tra i normali scherzi fra compagni e il bullismo?
- Perdura nel tempo
- La prepotenza è legata a una superiorità di età o forza fisica
- La vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa o non può difendersi
- La vittima si sente isolata o esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo perché si vergogna o teme ritorsioni
- La mancanza di una reazione decisa incoraggia bulli e branco, e spesso anche il resto della classe non interviene e isola per non rischiare.
Le ricerche sono allarmanti: un ragazzo su due riferisce di aver subito episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e uno su tre è vittima ricorrente di abusi. Si tratta prevalentemente di prepotenze di natura verbale e psicologica: prese in giro, offese, calunnie, isolamento, minacce. Da un lato è positivo che l’aggressività fisica sia contenuta ma dall’altro ci si muove su un terreno, quello psicologico e delle parole, non facilmente identificabile. E soprattutto trasferibile dalla realtà ai social come eco o strumento principale di azione.
COME SI MANIFESTA
- canzonatura/derisione per religione, provenienza, colore, sessualità, status sociale, etc.
- soprannomi antipatici
- diffusione di voci maligne
- insulti
- minacce
- dispetti
- furto di soldi o proprietà personali
- isolamento, emarginazione
- spintoni, sgambetti etc fino a violenze gravi
BULLE
Non si pensi che le logiche di sopraffazione riguardino solo i maschi. Il bullismo al femminile è solo un’attività meno fisica e visibile ma altrettanto frequente e più crudele anche perché ancor più sottovalutata. Si tratta di un bullismo d’immagine. Gli strumenti prediletti sono la presa in giro relativa al corpo, il pettegolezzo, l’esclusione, mirando infallibilmente al lato debole della vittima. Che può essere timida, insicura, con disagi fisici o sociali visibili, oppure anche “troppo” bella.
Molti casi di anoressia partono da qui, da questa mancanza di accettazione all’interno della propria comunità scolastica che diventa o conferma la non accettazione di sé nella propria percezione interiore della singola ragazza. Il corpo è infatti l’oggetto di scherno preferito: un corpo che – in uno scenario con troppi e troppo univoci modelli di riferimento – rappresenta una femminilità in trasformazione che è sempre troppo (obesità) o troppo poco (sviluppo più lento).
CYBERBULLISMO
Sms, Whatsapp, Facebook, Instagram, Twitter: potersi nascondere dietro a uno schermo rende ancora più arditi, la virtualità induce ad azioni più aggressive di cui non si capisce il peso, la possibilità di anonimato offre completa libertà a una violenza deresponsabilizzata. E non essendo più legati a un luogo fisico (scuola) si espande nel tempo, abbattendosi giorno e notte su telefono e computer. Le cybervittime sono vittime a tempo pieno, senza essere al riparo nemmeno a casa.
I social network sono l’ambiente preferito perché sono il luogo in cui si può aizzare la comunità alla derisione quando si pubblicano foto denigratorie o si creano gruppi “contro”.
Con una grande difficoltà di controllo da parte dei genitori.
CHI SONO I BULLI
I bulli di oggi non sono i ragazzotti un po’ arroganti di un tempo. Sono persone, seppur giovani, violente. Sono giovani che non sanno gestire i propri sentimenti, che hanno spesso problemi, familiari o relazionali con i coetanei, o malesseri importanti che poi sfogano su chi non si difende. Vogliono dimostrare di essere superiori perché in realtà temono di essere inferiori o venire rifiutati e, per non diventare vittime, o non esserlo più nei casi di chi abbia subito bullismo a sua volta, terrorizzano i più fragili. Così emerge la loro rabbia.