Adolescenti infelici, Governo propone liceo del Made in Italy
- Pubblicato da Emanuela Cattaneo
- Categoria Cultura e società
- Data 13 Aprile 2023
Al Vinitaly, Giorgia Meloni ha lanciato l’idea del Liceo del Made in Italy. La scuola è sempre un ambito caldo, interessante per la gente che la vive attraverso i propri figli e per i politici che cercano consensi. Ma si sta guardando alle emergenze primarie della scuola e degli studenti appena emersi dalla pandemia? Studenti che hanno bisogno di aiuto, come racconta Gustavo Pietropolli Charmet, uno dei più ascoltati psichiatri e psicoterapeuti italiani, direttore del consultorio gratuito minotauro di Milano.
Serve un nuovo liceo?
“Stiamo pensando a un liceo del Made in Italy, vogliamo valorizzare il legame tra cultura, territori e identità.” Dice la premier Meloni. Ed ecco che la scuola torna ad assumere sfumature politiche. Dopo la punizione dai risvolti virtuosi del ministro Valditara, questo governo si lancia in una integrazione da alcuni definita “autarchica” del liceo delle scienze umane, indirizzo economico-sociale.
Innanzitutto, sorvoliamo sulla contraddizione insita nell’usare l’inglese per definire qualcosa che deve essere portabandiera dell’italianità e stiamo a vedere se anche il deputato Fabio Rampelli (quello della proposta di legge sull’uso dell’italiano) sorvolerà.
Poi, qual è la peculiarità di questo percorso di studi? Al biennio via la seconda lingua straniera ma un po' di informatica in più e storia dell’arte. Nel triennio invece tutte le non poche ore di economia e diritto vengono declinate in chiave italiana e italofila. Sono così definite nel disegno di legge che è stato presentato al Senato all’inizio del 2023 da Fratelli d’Italia che, del resto, di questa idea di una scuola tutta italiana aveva fatto uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale.
Solo una domanda: uno studio così settoriale in una realtà di mercato che, più che «una solida preparazione identitaria», richiede profili professionali innovativi e aperti, in grado di dialogare ed essere competitivi con un mondo globalizzato, fa bene ai ragazzi e al Paese?
Didattica a distanza?
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O aiutare gli adolescenti in difficoltà?
Altra domanda: la priorità massima non dovrebbe essere aiutare gli adolescenti che hanno attraversato la pandemia? Gustavo Pietropolli Charmet, in un intervento sul Corriere di poco tempo fa, racconta di ragazzi in grave difficoltà. “Non sospettavo che l’istituzione scolastica svolgesse funzioni così essenziali per il benessere e malessere degli studenti. Sono davvero rimasto sorpreso dalla gravità dei danni psicologici inflitti agli adolescenti dalla crisi organizzativa, culturale e di autorevolezza patita dalla scuola.”
Pietropolli Charmet fa un paragone che può illuminare noi adulti sulla gravità della situazione: “Il sentimento di solitudine lamentato da tanti ragazzi - riconducibile all’eclissi parziale dei contatti con i compagni - è ancora più comprensibile se si pensa che l’essere stato abbandonato dalla propria scuola suscita reazioni simili a quelle sperimentate dall’adulto lasciato in cassa integrazione o che vede appannarsi il futuro della propria azienda. Per l’adolescente la scuola è l’azienda che gli dà da lavorare, lo maltratta ma gli regala il ruolo sociale di giovanissimo membro della comunità civile. Essere socialmente disoccupati suscita rabbia ma paradossalmente anche vergogna e i ragazzi senza scuola e senza lavoro possono anche fare gli arroganti, ma il loro problema è la mortificazione di avere smarrito la loro identità sociale di studente che, per quanto poca, una certa dose di autostima la regala assieme alla caterva di compiti da svolgere.”
Aggiunge, per maggior chiarezza, il noto psichiatra: “Per alcuni ragazzi la scuola che traballa ha significato rendere ancora più incerta e aleatoria la strada che porta a diventare grandi. Per l’adolescente è una fonte di confronti, informazioni e piccole scoperte che aiutano a capire chi si è e cosa si desidera. Quando la scuola traballa viene a mancare anche questo contributo alla propria formazione, quella vera e importante, la formazione sentimentale, cioè lo studio della propria mente. Sono aumentati la violenza contro il Sé, l’autolesionismo, i tentativi di suicidio, i disturbi del comportamento alimentare, l’attacco alle leggi, l’attacco ai coetanei, l’attacco alla società. Non è certo colpa della Dad, i fattori di rischio sono altri.”
Anche noi di Scuole CODE vediamo in prima persona l’effetto di questi ultimi, difficili anni. Accogliamo molti studenti fuoriusciti dalla scuola tradizionale e cerchiamo di compensare, per tutto ciò che è nelle nostre possibilità, alcune lacune nell’attenzione verso i ragazzi. Essere vicini ai nostri studenti è la nostra missione e la nostra soddisfazione.