I ragazzi sono più portati per la scienza? Ecco perché si tratta di un falso mito
- Pubblicato da Antonella Di Leo
- Categoria Curiosità
- Data 25 Marzo 2021
Le donne e le materie scientifiche
Numerose scienziate in tutto il mondo sono a capo di ricerche rivoluzionarie nei rispettivi settori di studio.
Nonostante queste eccezionali scoperte, le donne rappresentano solo il 33,3% dei ricercatori globali, e solo il 3% dei premi Nobel per la scienza è stato loro assegnato.
Esiste un netto divario di genere tra uomini e donne che si dedicano alla carriera in ambito scientifico.
Per molti anni è stato alimentato il mito che le donne fossero meno attratte dalle materie scientifiche o addirittura meno portate.
Oggi è ampiamente dimostrato che l’idea che le donne siano naturalmente meno portate per questi settori non ha alcuna base scientifica.
Gender gap nelle materie scientifiche
È presente un gender gap nelle università in tutto il mondo, in modo variabile sia per quanto riguarda i paesi che le materie prese in esame.
Ad esempio in Italia e in Europa, meno di un laureato su cinque in scienze informatiche è donna (indagine "Pisa" dell'Ocse).
In fisica c’è una grossa prevalenza maschile: nell’anno accademico italiano 2015/2016 le lauree specialistiche in fisica sono andate per meno del 28% a donne.
Queste percentuali sono però cambiate parecchio nel tempo. Per esempio negli Usa le donne sono aumentate in quasi tutte le discipline scientifiche dagli anni Sessanta a oggi, ma in informatica sono diminuite a partire dagli anni Ottanta.
Questa variabilità ci dice di nuovo che non si può trattare di preferenze fissate dalla natura, anche se le ragioni dei gap in diverse discipline non è ancora molto chiaro.
Seppur questo divario si stia lentamente colmando rispetto ai decenni precedenti, perché poche donne scelgono la carriera scientifica?
Approccio diverso per ragazzi e ragazze
Già dall’infanzia i bambini possiedono delle teorie scientifiche basiche, per spiegare eventi ed entità biologica, psicologica o fisica. Lo sviluppo di tali teorie dipende in larga parte da come negli ambienti quotidiani i genitori hanno affrontato queste tematiche e può facilitare di molto lo sviluppo delle abilità scientifiche e di risoluzione dei problemi.
È stato dimostrato che i genitori, però, sono più propensi a fornire spiegazioni scientifiche durante le visite ai musei ai bambini maschi rispetto alle femmine, già dall’età di 1-3 anni. Questo comportamento, probabilmente inconsapevole, favorisce la creazione di un gap di genere, che porterà le bambine a partire svantaggiate quando inizieranno la scuola.
Questo atteggiamento, sia in famiglia che a scuola, frutto dell’applicazione di stereotipi inconsapevoli, conduce i maschi allo sviluppo di una conoscenza concettuale della scienza più approfondita, che sfocia in un maggior interesse nella prosecuzione degli studi in tale ambito.
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Uno studio pubblicato da Advances in Physiology Education mostra come i ragazzi si sopravvalutano quando studiano le materie scientifiche, mentre le ragazze si sottovalutano.
I ricercatori della Arizona State University, che hanno intervistato 202 studenti, scrivono nel loro rapporto che gli studenti tendono ad avere una percezione di sé migliore rispetto a come si percepiscono invece le studentesse.
Questo ha delle conseguenze e influenza il comportamento delle ragazze in classe, ad esempio durante l'insegnamento delle materie scientifiche alzano meno la mano rispetto ai compagni e rispondono in misura inferiore alle domande dei professori.
"Gli stereotipi legati al genere e la mancanza di modelli di riferimento continua a incanalare le scelte delle ragazze lontano dalle materie scientifiche", scrive il professor Martin Bauer della London School of Economics.
La ricerca smentisce con forza il luogo comune che vuole i ragazzi "naturalmente portati" per la matematica e le scienze e le ragazze per le materie umanistiche.
Esistono ancore stereotipi di genere
Un altro elemento interessante è che il 43.8% delle 11.500 ragazze intervistate in dodici paesi associa figure maschili a questa professione.
Anche se la cosa sta cambiando, generalmente nei media e nei discorsi quotidiani gli scienziati vengono rappresentati come uomini.
In Italia gli esempi di scienziate brillanti non mancano: da Margherita Hack e Rita Levi Montalcini a Fabiola Gianotti (tra le tante). Eppure, rispetto agli uomini, ci sono ancora pochi esempi di scienziate celebri che possano essere dei punti di riferimento per le studentesse.
Questo influenza la percezione di sé: una donna può far più fatica a pensarsi come fisica, ingegnere o informatica, perché non fa parte del suo “ruolo” culturalmente determinato (per lo stesso motivo, viceversa, ci sono per esempio pochissimi uomini che fanno gli infermieri, ed è allo stesso modo un problema).
Il mondo ha bisogno della scienza, e la scienza ha bisogno delle donne
Le donne sono altrettanto capaci e altrettanto sveglie nelle discipline scientifiche che gli uomini.
Il mito che così non sia è una profezia che si alimenta da sola: più diciamo alle ragazze che non possono competere in quel campo, meno saranno motivate a competere.
Non è un problema che riguarda solo le donne: la mancanza di studentesse in materie scientifiche potrebbe rappresentare un problema anche per il futuro dell'Europa che entro pochi anni potrebbe dover fare i conti con una spaventosa carenza di ingegneri specializzati (circa 900.000 secondo le ultime stime della Commissione Europea).
Lo sviluppo della ricerca e della tecnologia ha bisogno di tutti i talenti: Il mondo ha bisogno della scienza, e la scienza ha bisogno delle donne!
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