Psicologia e università telematiche: davvero incompatibili?
- Pubblicato da Antonella Di Leo
- Categoria CODE News
- Data 20 Febbraio 2020
Una notizia che ha scatenato non poche polemiche: le università telematiche non potranno più attivare i corsi di laurea in Psicologia, Scienze dell’Educazione (L) e Scienze Pedagogiche (LM).
Infatti il 10 gennaio 2020, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha decretato, attraverso il suo sito internet, la fine dei corsi di laurea triennale e magistrale di Psicologia delle università telematiche.
Sono state dichiarate “assolutamente incompatibili con la natura sanitaria della professione” visto che, grazie al decreto legge Lorenzin del 2017, la professione di Psicologo ha ottenuto la qualifica di professione sanitaria.
Proprio a seguito di questa qualifica, l’ex Ministro dell’Istruzione Fioramonti, con il decreto ministeriale del 23/12/19, ha stabilito che questi corsi di laurea non possono essere a frequenza facoltativa e quindi discipline telematiche.
Questa modifica sarà attiva solo per le nuove immatricolazioni, quindi a partire dall’anno accademico 2020/2021.
Le proteste degli studenti
Diffuso il malcontento tra gli studenti, che invece rivendicano i progressi dell’e-learning e i diversi vantaggi.
Infatti, come denunciano gli studenti stessi, l’idea dell’e-learning in Italia purtroppo è ancora associata a concetti come “laurea facile”, “esami a crocette”, “studio sintetico e insufficiente”.
Mentre, affermano, il sistema di e-learning è fortemente migliorato dai tempi degli esordi, offrendo una didattica completa, che non ha nulla da invidiare a quella degli altri atenei: fatta di professori competenti e motivati, lezioni e programmi esaustivi, esami in sede. Questo sistema offre anche la possibilità di essere seguiti più da vicino da tutor e insegnanti.
Senza contare i numerosi vantaggi di tipo pratico delle Università telematiche: il risparmio degli affitti studenteschi, niente spostamenti costosi, abbonamenti a mezzi, e tutte le altre varie spese, oltre che fornire la comodità di poter lavorare e studiare contemporaneamente.
Gli studenti di alcune Università telematiche hanno realizzato una lettera-appello per denunciare quella che dicono essere una vera e propria regressione.
La lettera-appello degli studenti
Ecco un estratto dell'appello degli studenti:
«[…] Il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi ha comunicato attraverso il suo sito la fine dei corsi di laurea triennale e magistrale di Psicologia delle università telematiche […]
Tutti gli atenei statali maggiori [...] anziché contrastare la crescente domanda di didattica online e la direttiva europea relativa, si sono adeguati alle nuove richieste dando strumenti che avrebbero potuto rendere l'istruzione fruibile anche a chi è impossibilitato a spostarsi per frequentare l'Università, facendola di conseguenza tornare ad essere un bene comune a cui tutti possono accedere e il mezzo per la realizzazione personale […].»
Nella stessa lettera si legge:
«In questa maniera un numero imprecisato fra studenti telematici lavoratori e non frequentanti in generale, sia di istituti statali che privati, sono rimasti orfani di un’impalcatura che dovrebbe invece tutelarli in quanto figli di un progresso che ha dettato nuove regole e le detta tuttora – sulle modalità didattiche in tutto il globo.
Intendiamo non cedere nel mantenere il diritto all'istruzione libera, consapevole e alla portata di tutti, senza distinzioni od ostacoli burocratici, e a sostenere i magnifici rettori delle Università telematiche nella faida scatenatasi. Nel frattempo, ci rimettiamo sui libri e lasciamo passare queste 'prediche inutili’».
Lo scontento appare non solo tra gli studenti ma anche tra i professori, alcuni infatti affermano che si tratti di una scelta anacronistica, un “decreto medievale che va contro la possibilità di innovazione e rinnovamento.” e che ci si muova in base a pregiudizi.
Insomma, la questione dei corsi di laurea in Psicologia delle università telematiche sta creando un dibattito particolarmente acceso e probabilmente le polemiche non finiranno qui.
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Laurea telematica: segno dei tempi che cambiano?
Come abbiamo detto, questa modalità di studio offre diversi vantaggi pratici e rende l’istruzione fruibile anche a chi è impossibilitato a spostarsi per frequentare l’Università.
Permette di conciliare le esigenze familiari o lavorative e gli studi (non solo per i giovani ma anche chi è già nella vita attiva) e superare l’ostacolo principale che si presenta in questi casi, che è appunto la frequenza.
Per questo lo stop ai corsi di laurea triennale e magistrale di Psicologia delle Università telematiche, è stato definito dagli studenti “un attacco al diritto allo studio”.
Cosa succede fuori dall’Italia?
Uno studio condotto dalla City Square Associates, che ha preso in analisi circa 1.000 studenti telematici della Harvard Business School ha messo in luce come i benefici delle lezioni online siano effettivamente maggiori sul percorso di studi rispetto a quelli dei programmi erogati in aula.
Mentre il mondo abbraccia la tecnologia, che è punto d’incontro tra aspirazioni, competenze ed esigenze, forse in Italia si tende ancora a frenare il progresso, fra test d’ingresso non sempre effettuati in modo efficace, numeri chiusi, obblighi di frequenza, burocrazia lenta, complicata e costosa.
E voi cosa ne pensate? Siamo sempre lieti di accogliere le vostre opinioni!