A volte studiare può sembrare complicato: gestire la frustrazione
- Pubblicato da Emanuela Cattaneo
- Categoria Tips & tricks
- Data 9 Gennaio 2020
Anche se riprendere a studiare per il diploma on line o cominciare a farlo da soli a casa, lontano dai ritmi imposti ma chiari della scuola, può sembrare difficile… mai scoraggiarsi. Richiede impegno ma è fattibilissimo, l’importante è non cedere alla frustrazione. Tutti la provano di quando in quando, è normale. Ma possiamo contenerla.
Cominciamo col dire che la frustrazione è il sentimento più normale che ci sia. La proviamo già da neonati: quando i bambini piangono per fame, sonno o bisogno di contatto e non ricevono l’attenzione che serve loro, ecco, quella è già frustrazione.
Ed è solo l’inizio. Al lavoro non ci danno la promozione che meritiamo, ecco, anche questo è frustrante. E ci spinge a prendere il diploma! Scherzi a parte, è così: la frustrazione è un sentimento negativo ma anche uno sprone importante. Vediamo di capire qualcosa in più.
Una definizione
La psicologia dice che la frustrazione è ciò che sperimentiamo ogni volta che vediamo un bisogno, un obiettivo, un’aspettativa svanire nel nulla. Per esempio, quando proviamo a prendere in mano un libro per studiare e proprio non riusciamo a concentrarci. Quando facciamo e rifacciamo un esercizio ma non viene. Quando il piacere e la soddisfazione che ci aspettiamo di provare realizzando ciò che desideriamo o per cui ci siamo tanto impegnati viene ostacolato o neutralizzato da qualcosa. Qualcosa che non ci aspettavamo, che non avevamo calcolato. Ecco apparire dentro di noi leciti sentimenti di rabbia e amarezza o senso di colpa. Siamo delusi e ci sentiamo impotenti di fronte agli ostacoli che si pongono fra noi e il nostro obiettivo, la realtà diversa da quella che vorremmo. Forse non siamo più in grado di tornare a concentrarci? La vita è troppo impegnata e non ci lascia spazi sufficienti per studiare? In casa tutti fanno rumore e addio attenzione?
Il pericolo
Posto che provare frustrazione in casi come questi è fisiologico, sappiamo anche che non c’è un modo unico di reagire. Più in dettaglio, ci sono fattori molto personali legati al carattere, alla propria storia e alle esperienze passate, alla disposizione a fermarsi per analizzare le situazioni e comprenderle. Ma c’è qualcosa di comune, universale nelle dinamiche della frustrazione.
Tutti ci irritiamo quando qualcosa non va per il verso giusto. Quando stiamo facendo un’equazione e il vicino martella in casa. Tuttavia il livello di aggressività varia da persona a persona, e, nella stessa persona, anche da momento a momento.
In caso di frustrazioni più importanti - una bocciatura, ritirarsi da scuola, mancare obiettivi lavorativi per la mancanza di un titolo - sicuramente si possono provare senso di perdita e vuoto, disillusione, scoraggiamento, voglia di mollare, fatica nel pensare di dover ricominciare o cambiare. E magari anche senso di colpa, spesso immotivato, se l’autostima non regge. O pessimismo, svalutazione, senso di inadeguatezza e incapacità.
Ricordate di sfogarvi, di lasciar uscire anche i sentimenti negativi. È lecito e salutare. Ci sono persone che davanti alla frustrazione sembrano impassibili e spesso sono quelle che la vivono nel modo peggiore proprio perché non riescono ad esprimerla e restano in una spirale di sentimenti senza uscita. Lasciar uscire le emozioni e confrontarsi con un punto di vista diverso è fondamentale.
Le cause
Proviamo a identificare le condizioni che hanno in sé un potenziale frustrante e cerchiamo di prevenire. Per convenzione, le cause sono suddivise in quattro categorie in base all’ambito di appartenenza:
- ambiente fisico: casa, condominio, ufficio, scuola etc… stiamo bene nell’ambiente in cui lavoriamo o viviamo? O ci limita e non ci permette di soddisfare le nostre necessità?
- ambito relazionale o sociale: gli ambienti in cui viviamo hanno regole, modalità di lavoro, libertà adeguate? C’è integrazione e accettazione o imposizioni e pregiudizi?
- ambito familiare: il clima in casa è rifiutante o proibitivo? Indifferenza e trascuratezza sono la risposta ai nostri bisogni, specialmente emotivi?
- ambito personale: difetti personali, difficoltà caratteriali, conflitti interiori ostacolano la nostra vita in maniera pesante?
Ogni causa è più o meno affaticante e ogni persona reagirà in una maniera propria, naturalmente. Ma osservare il nostro ambiente, esteriore o interiore, ci aiuta a vedere da dove viene il problema e a trovare strade positive per superare l’impasse.
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La reazione funzionale
Dicevamo: rabbia fisiologica, sfogo lecito e salutare, anche eventualmente con pianti e parole ben espressive (qui, il limite è individuale… ehm). Una volta scaricati, è bene fermarsi e cercare un modo per uscire da questo stato d’animo e ritrovare se stessi. Perciò:
- Accettare la frustrazione: ciò che ci aspettavamo non si è realizzato, perdoniamoci se abbiamo sbagliato (humanum est), riconosciamo gli ostacoli, conteniamo il pessismismo. Lasciamo spazio al pensiero positivo e al potere delle nostre capacità, viviamo la sconfitta non come una umiliazione eterna ma come una nuova partenza su basi più precise. Chiediamo un punto di vista esterno, amico, per aiutarci ad essere più oggettivi. Parliamo senza timore con i docenti Scuole CODE su Skype, per esempio, sapranno indirizzarci e razionalizzare ostacoli o paure.
- Ridefinire bisogni, desideri e obiettivi, considerando la reale possibilità di soddisfarli nel contesto in cui siamo, cosa serve, quali ostacoli ci sono. Su questa base, proporzionare le aspettative verso di sé ma specialmente verso gli altri che non si possono cambiare e controllare. Anche se abbiamo fretta di ottenere il diploma on line, non è detto che siamo a un livello sufficiente per i tre anni in uno, mentre diluire un minimo l’impegno può permetterci un percorso sostenibile e di successo.
- Cercare le alternative possibili, dandosi la possibilità di cambiare e di esplorare nuove realtà, di cercare un modo diverso di raggiungere gli stessi scopi o di modificarli, adeguarli. Non è una sconfitta ma un atto di realismo dovuto. Se l’obiettivo non è oggettivamente raggiungibile la frustrazione è ineluttabile. Inutile proporsi di studiare 4 capitoli in un giorno se si ha un’ora di tempo.
- Darsi la possibilità di riprovare, impiegare altre capacità o risorse, non lasciare nulla di intentato, per non avere rimpianti e non lasciare ad altri – fin dove possibile e sensato - il potere di decidere per noi. Non ci siamo diplomati? La scuola tradizionale non è il nostro ambiente? E quindi? Riproviamoci, abbiamo nuove chance!
- Lavorare sulla propria autostima per poter contare su una ragionevole e lucida fiducia in sé ma anche per sapersi perdonare errori, limiti, fatica, fallimenti. La lezione più grande della vita è che non si vince sempre e dobbiamo – per star bene – essere capaci di accettarlo. Vale per tutti, anche per gli insospettabili secchioni.
- Saper chiedere aiuto. Proprio la capacità di riconoscere il nostro valore ma anche i nostri limiti e la consapevolezza che tutti fanno fatica, ci deve permettere di lasciarci aiutare senza sentimenti di sconfitta. Anche ricevere aiuto è perfettamente normale. E in più scalda il cuore. Rivolgetevi ad amici, familiari o a strutture che vi possano sostenere. Noi di Scuole CODE siamo qui per questo.
Quindi, a tutti i maturandi o aspiranti tali, auguriamo un meraviglioso 2020, pieno di cose belle, di soddisfacente studio on line e di efficace gestione delle frustrazioni. Buon anno!
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